Educare, un'attività umana?
22/05/2020
Leggo da Educatori e Pedagogisti: Instabili equilibri: la relazione educativa tra prossimità e differenza, Mario Mapelli
Educare: un'attività specificamente umana
Educare è esperienza originaria per l'uomo. Si tratta di un'azione che distingue l'uomo dagli altri animali e che quindi attiene alla specificità dell'esessere umano. Questi non sarebbe tale senza la possibilità di vivere l'esperienza educativa, che per questa ragione si qualifica a tutti gli effetti come attività antropoietica. Anche nel regno animale - o, meglio, nel regno degli altri animali - esistono forme di insegnamento e apprendimento. È stato dimostrato che l'esistenza di tradizioni culturali non è caratteristica esclusiva dell'uomo (Mainardi, 1974). Tuttavia, sappiamo che il periodo di immaturità biologica - la fase della cosiddetta neotenia - per gli individui appartenenti alla specie umana è decisamente più esteso rispetto a quello delle altre specie.
Questo fatto consegna inevitabilmente l'individuo alle cure e all'attenzione degli adulti del suo gruppo, giacché gran parte delle conoscenze necessarie per la sua sopravvivenza, anziché averle innate, deve apprenderle dall'esterno.
Di qui l'individuazione di una funzione pedagogica specificamente umana fondata sul linguaggio (Cimatti, 2002). Il pensiero umano è un pensiero verbale (Vygotskij, 1990), che si apprende attraverso l'interazione coi propri simili - in particolare con le figure che si occupano della crescita dell'individuo. Questa «pedagogia linguistica», consentendo l'autoriferimento la possibilità di potersi riferire a se stesso in quanto «ciò - dona all'individuo la capacità eminentemente umana di controllare dall'interno il proprio comportamento (Lurija, 1984). In questo modo il soggetto, grazie alla mediazione altrui, è consegnato alla libertà, posto davanti alla responsabilità della scelta, introdotto in modo irreversibile nella sfera dell'etica.
Se è vero che tutti gli animali apprendono, e non solo l'uomo, se è vero che anche gli altri animali fanno "cultura", e non solo l'animale umano, se è vero che il linguaggio non è solo il linguaggio della nostra lingua umana, allora perché continuare ad affermare che educare è un'attività specificamente umana?
Perché associare ancora l'apprendimento alla sopravvivenza? Come se l'uomo vivesse per scopi ben più alti rispetto a un gatto che invece è qui per sopravvivere! E perché parlare di educare, se poi si parla di apprendimento?
Questi continui distinguo nascondono questo pensiero: solo l'animale umano si è abbassato a dover tramandare il sapere e le regole della socializzazione umana come un pesante fardello: "come un dovere, come un'abitudine, come un'anestesia"