Asylums. Le istituzioni totali

19/05/2021

Chimp heaven

Sto leggendo "Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza" del grande Goffman, ispiratore dell'antipsichiatria e studioso delle istituzioni totali.

Di riflesso, mi vengono in mente i "santuari", i "rifugi".

Ci sono sempre più contesti dove l'autodeterminazione è un valore fondante, intenzionalmente e coerentemente messo in pratica. Ma molti rifugi restano semplicemente zoo. In altri ancora l'asimmetria tra "operatori" e "internati" è così schiacciante da farli assomigliare in tutto e per tutto ai vecchi manicomi.

Con qualche differenza: mentre carceri, orfanotrofi, manicomi, CPR rispondono (o rispondevano) esplicitamente a esigenze di controllo sociale, i rifugi promettono una spesso disattesa funzione di liberazione, emancipazione, mediazione di valori antispecisti e di liberazione che spesso resta sulla carta.

A ben vedere, poi, gli strumenti per limitare l'autonomia sono sempre quelli: la promessa di premi in cambio di modifiche comportamentali, il confinamento, l'isolamento sociale, decisioni arbitrarie e irrazionali, la violenza verbale e fisica, il ricatto, la derisione, il mantenimento di due realtà separate (guardie/internati) che non condividono gli stessi valori e non costruiscono mondi e conoscenza insieme.

Quando andate nelle fattorie didattiche (per chi ha stomaco per andarci), quando parlate di IAA (idem), quando vi trovate in un centro diurno con fattoria annessa, quando visitate un rifugio, guardatelo e domandatevi senza preconcetti: che posto è questo?

Un luogo dove viversi e conoscersi o un carcere?