Domicide: The Global Destruction of Home - Il domicidio dell'Ex Fiera a Pordenone
05/08/2023
La mia città si è evoluta in questi anni.
Se si è evoluta favorendo interazioni interculturali lo deve soprattutto all'opera di persone e associazioni che hanno discusso, progettato, attuato azioni che hanno reso possibile questo processo. Credo che tutti i cittadini debbano essere grati al loro operato instancabile.
Ora, se parliamo di luoghi di intercultura, l'Ex fiera rappresenta per Pordenone uno dei luoghi che favoriscono questi processi.
Un contesto nel quale il dialogo interculturale si è sviluppato lentamente e spontaneamente, un processo ancora in divenire, delicato, sensibile, a volte fragile.
Un dialogo che sta per essere interrotto, lo sappiamo, da una giunta comunale che crede, per il fatto di essere stata votata dalla maggioranza dei votanti (una persona su due, però, non ha votato, ricordiamolo), di avere il potere sulle risorse simboliche della città, sui luoghi abitati dagli affetti, sugli spazi che hanno la grazia di favorire il divenire di una città che si arricchisce nell'intercultura.
Spezzare queste delicate dinamiche rifiutando qualsiasi tipo di dialogo e di confronto, vuol dire venir meno al proprio impegno politico, alla propria responsabilità nei confronti di tutti i cittadini: presenti, passati e futuri, di destra e di sinistra. Vuol dire fare riduzionismo, e il riduzionismo è una colpa.
Dialogo
Il dialogo è faticoso, ma il dialogo è vita.
Al dialogo serve tempo, serve impegno.
Senza dialogo la città collasserà: sarà necessario sempre più controllo, ci saranno sempre più "steward urbani", sempre più telecamere, sempre più barriere, sempre più cancelli, sempre più gente in paranoia, crescerà la separazione tra spazi puliti e spazi sporchi, spazi ricchi e spazi poveri, spazi per giovani e spazi per vecchi (non a caso il progetto si chiama "Polo Young: uno spazio dedicato principalmente ai giovani"), spazi per "italiani" e spazi per "stranieri". Riduzionismo.
Demolire luoghi ricchi di affordanze
Le affordanze sono elementi del territorio che invitano ancoraggi soggettivi, ricordi, speranze, valori, saldando nuovamente il rapporto tra persona e l'esperienza.
Per queste operazioni di demolizione nel 2001 è stato coniato il termine Domicidio (J. Douglas Porteous, Sandra E. Smith, 2001, "Domicide: The Global Destruction of Home", McGill Queens Univ.). È la distruzione della casa, lo spaesamento dovuto alla disarticolazione delle relazioni sociali, delle relazioni eco-sistemiche, dei circuiti di senso che connettono sé corporeo, comunità e spazio.
Se il progetto andrà in porto, e io spero di no, prepariamoci a una città più vulnerabile, un po' più svuotata di interazioni vitali (le tasche di altri, invece, si riempiranno, eccome).
E a noi resterà la percezione di aver perso qualcosa di importante per soddisfare i capricci di qualcuno che continua a confondere responsabilità e potere.